martedì 15 settembre 2015

Capitolo XIV

Capitolo XIV

Mi hai chiesto di incontrarci sono passati sei mesi. Sei mesi  in cui non ho avuto notizia di te, niente, neppure uno scarabocchio, un segnale di fumo, qualcuno che mi dicesse che stavi bene. I tuoi amici hanno smesso di salutarmi e tutta la città sembra invece urlare il tuo nome, sento il tuo odore nell’aria, i camini effondono la loro fuliggine nel cielo e i tetti rossi divengono neri come il dolore. Delle volte parlo ancora con te, quando devo prendere una scelta importante e quando la mattina devo scegliere il vestito. Ogni spazio vissuto da noi mi trasmette le immagini belle, quelle delle nostre primavere, quelle dei nostri sorrisi. Sono ritornata in Croazia, sai? Ho ripercorso tutte le tappe che abbiamo fatto insieme. Il primo giorno quando abbiamo litigato su quella insopportabile salita assolata, il molo dove l’acqua cerulea diveniva specchio dei nostri corpi intrecciati e adagiati eleganti su di un vecchio pontile marrone, sono andata nel ristorantino che piaceva a te, dove mangiavi gli gnocchi, ricordi? Il brivido di provare nuove cose o piatti tipici non è stato mai il tuo forte, sono stata poi nel pullman, quello che per colpa mia ci ha condotti per tutta la città. Ho vissuto tra l’illusione che tu eri affianco a me e la consapevolezza che non c’eri. Nonostante queste immaginazioni che sono il proseguimento irreale della nostra storia a cui non mi sento di dover rinunciare ho costruito una vita, nella quale tutto sommato ho trovato un equilibrio, ma non sono felice. Ed ora invece immersa tra le lacrime, coi capelli sparsi e nodosi, cammino avanti e indietro per la stanza e subito scelgo. Scelgo di vederti, non potrei mai fare diversamente. Alessandro io ti amo, ancora e per mille anni. Non conosco altre parole che siano le nostre, altri corpi abbracciati, altri sguardi, altre risate, altri litigi, non conosco una vita senza te. Sei mio perché insosistituibile, perché la tua fragilità è la naturalezza che voglio. Io mi ci perdo nei tuoi occhi, io per te muoverei il mondo, sposterei montagne, bloccherei i corsi dei ruscelli, io sarei Alcesti per te. Lasciati amare, lascia che mi prende cura io di te, lascia che raccolga la tua persona e rendimi tuo, farò anche io altrettanto, mi farò curare da te, nelle mie nostalgia e nei miei dolori.
Ci vediamo alle diciotto, questa è la stagione dei tulipani bianchi.

Giulia.

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