Capitolo XIV
Mi hai chiesto di incontrarci
sono passati sei mesi. Sei mesi in cui non ho avuto notizia di te, niente,
neppure uno scarabocchio, un segnale di fumo, qualcuno che mi dicesse che stavi
bene. I tuoi amici hanno smesso di salutarmi e tutta la città sembra invece
urlare il tuo nome, sento il tuo odore nell’aria, i camini effondono la loro
fuliggine nel cielo e i tetti rossi divengono neri come il dolore. Delle volte
parlo ancora con te, quando devo prendere una scelta importante e quando la
mattina devo scegliere il vestito. Ogni spazio vissuto da noi mi trasmette le
immagini belle, quelle delle nostre primavere, quelle dei nostri sorrisi. Sono
ritornata in Croazia, sai? Ho ripercorso tutte le tappe che abbiamo fatto
insieme. Il primo giorno quando abbiamo litigato su quella insopportabile
salita assolata, il molo dove l’acqua cerulea diveniva specchio dei nostri
corpi intrecciati e adagiati eleganti su di un vecchio pontile marrone, sono
andata nel ristorantino che piaceva a te, dove mangiavi gli gnocchi, ricordi?
Il brivido di provare nuove cose o piatti tipici non è stato mai il tuo forte,
sono stata poi nel pullman, quello che per colpa mia ci ha condotti per tutta
la città. Ho vissuto tra l’illusione che tu eri affianco a me e la
consapevolezza che non c’eri. Nonostante queste immaginazioni che sono il
proseguimento irreale della nostra storia a cui non mi sento di dover
rinunciare ho costruito una vita, nella quale tutto sommato ho trovato un
equilibrio, ma non sono felice. Ed ora invece immersa tra le lacrime, coi
capelli sparsi e nodosi, cammino avanti e indietro per la stanza e subito
scelgo. Scelgo di vederti, non potrei mai fare diversamente. Alessandro io ti
amo, ancora e per mille anni. Non conosco altre parole che siano le nostre,
altri corpi abbracciati, altri sguardi, altre risate, altri litigi, non conosco
una vita senza te. Sei mio perché insosistituibile, perché la tua fragilità è
la naturalezza che voglio. Io mi ci perdo nei tuoi occhi, io per te muoverei il
mondo, sposterei montagne, bloccherei i corsi dei ruscelli, io sarei Alcesti
per te. Lasciati amare, lascia che mi prende cura io di te, lascia che raccolga
la tua persona e rendimi tuo, farò anche io altrettanto, mi farò curare da te,
nelle mie nostalgia e nei miei dolori.
Ci vediamo alle diciotto, questa
è la stagione dei tulipani bianchi.
Giulia.
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