venerdì 10 luglio 2015

Capitolo III

III

Il mese dopo eravamo già fidanzati, e lei mi aveva regalato, di già, all'incirca dieci peluches e una dozzina di libri da leggere, i suoi preferiti. Io, per non restare indietro col passo, avevo ricambiato con  altrettanti pupazzi e una quantità mastodontica di libri, i miei preferiti, e quelli che ancora dovevo leggere ma sapevo per certo che fossero belli. Eravamo in quella fase in cui l'amore è insicuro di sé, e immaturo, e speranzoso, cerca la fuga e il riparo allo stesso tempo. Io a volte riuscivo a vedere nei suoi occhi una certa tristezza profonda, abbandonata nei recessi del passato, ma che spesso lampeggiava smeraldina nel guizzo dei suoi occhi verdi. Quando le dissi per la prima volta che mi ero innamorato scoppiò a piangere. Non volle più parlarmi per tutta la giornata. Mi resi conto di aver sfondato un muro, credo. Le avevo ricordato l’abisso. Però pochi giorni dopo fu lei a dirmi che mi amava, e lo fece sorridendo. Giulia era un mistero eccezionale. Tanto bello quanto imperscrutabile.
Al secondo mese io le scrissi una poesia, dopo la nostra prima notte insieme.
Al terzo mese le regalai un anello di fidanzamento: un piccolo brillante su un sottile cerchio d'argento. Ben oltre il massimo che le mie finanze potessero permettermi, ma l'amore non ha limiti, è risaputo, e non sono certo io a doverlo spiegare.
Lei pianse, poi rise, si commosse, e infine si fiondò contro di me in un abbraccio. Disse che sarebbe voluta restare accanto a me per tutta la vita. Dio quanto la amavo. Dio quanto mi manca.
All'anello le aggiunsi altre tre poesie, una per ogni mese che avevamo passato insieme. Ne ricordo a memoria solo una, perché poi la pubblicai su un giornaletto di un concorso:

Sulle tue guance dorme il sole
quando entra dalla finestra
e ci scalda le lenzuola.
Il tuo capo è un cerchio dorato
e i tuoi capelli diventano
grano odoroso
e un dardo è il tuo naso.

Sulle tue guance dorme il giorno, amore
che si alza con te
quando schiudi le palpebre
e il giallo dei tuoi occhi
si mischia col giallo del sole
in un’estasi cromatica.


Quella stessa sera cenammo fuori casa, mangiammo fino a scoppiare: pizze, panini, e gelati artigianali. Amore a volte può significare avere un'indigestione insieme. Amore quella volta significò passare tutta la notte mano nella mano su un letto a castello di un piccolo albergo, senza neppure avere la forza di sfiorarci con un dito.

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